Dopo aver usato il sale per fare il gelato e per studiare il suo comportamento con il ghiaccio ci era avanzata un sacco di acqua salata, così abbiamo provato ad inventare qualche sistema per poter separare l’acqua dal sale. L’obiettivo principale era recuperare tutto il sale che avevamo usato, ma ci interessava anche capire come ottenere acqua dolce partendo da acqua salata (non si sa mai nella vita).

In un primo momento abbiamo messo un po’ della nostra acqua salata in piattini di plastica, al centro dei quali galleggiava una piastra di Petri. Il tutto era ricoperto con pellicola trasparente sulla quale stava un piccolo peso ed il sistema era stato posto sui caloriferi accesi della classe. La nostra speranza era di innescare una sorta di ciclo dell’acqua ottenendo acqua dolce nella capsula e sale nel piatto. Purtroppo abbiamo ottenuto solo condensa che tornava a cadere nel piatto, ma fuori dalla capsula.

Sicuramente i nostri accrocchi avevano un problema geometrico infatti gli spessori degli oggetti obbligavano la pellicola ad aderire perfettamente al bordo della capsula impedendo lo scorrimento della condensa al suo interno.

La lezione successiva abbiamo messo insieme un sistema più promettente incastrando due ciotole di vetro di dimensioni diverse una dentro l’altra, ma i caloriferi ormai erano spenti e per diversi giorni non abbiamo potuto nemmeno sfruttare il calore del sole a causa del maltempo così è andata a finire che lo abbiamo infruttuosamente abbandonato in laboratorio.

Ma noi avevamo un piano B con i fiocchi! Se i caloriferi e il sole non potevano aiutarci avremmo potuto contare sulla nostra piastra riscaldante. Così ho portato a scuola una delle mie pentole per la pasta dotata di un coperchio di vetro dal quale si può svitare la manopola liberando il piccolo buco dove normalmente sta la vite. In laboratorio avevamo qualche tubo di gomma e della plastilina, quindi abbiamo pensato di poter obbligare il vapore a passare nei tubicini per poi farlo condensare in un becher esterno.

Indovinate? Appena la pentola si è riscaldata la plastilina ha iniziato a fondersi e scivolare ovunque. Immaginate il disastro. Altro fallimento, altra riprogettazione.

Prof! Provi a metter il becher dentro la pentola e a girare il coperchio al contrario.

Detto, fatto!

Per non lasciar scappare il vapore e aiutarlo a scivolare proprio nel becher abbiamo lasciato un piccolo pezzo di tubo di gomma e poi abbiamo acceso la piastra.

Finalmente qualche goccia d’acqua cominciava a gocciolare obbediente dentro al nostro becher! (Il video non è il massimo, ma se osservate l’estremo inferiore del tubicino vedrete cadere qualche goccia)

Dopo un po’ che il nostro sistema funzionava borbottando vapore, ci siamo accorti che anche l’acqua raccolta nel becher cominciava a bollire, evaporare e in generale stavamo disperdendo tantissimo vapore perché la chiusura del coperchio non era ermetica.

Ci siamo arresi all’evidenza di non poter recuperare molta acqua con i nostri mezzi, ma di sale ne abbiamo recuperato un bel po’.

Ero partita con l’idea di una veloce esperienza di laboratorio che poteva andare avanti da sola durante la verifica di matematica e ho ottenuto diversi fallimenti che hanno richiesto continue riprogettazioni. Eppure sono contenta di come è andata perché ci siamo concessi il lusso di provare e riprovare accogliendo diverse proposte per perseguire il nostro obiettivo.

Per concludere la nostra avventura nella produzione del sale abbiamo fatto qualche gita virtuale in alcune delle saline italiane e nella cattedrale di sale di Realmonte ricavata dentro un’enorme miniera di sale.

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