Appurato che la natura ci regala meravigliosi colori non resta che utilizzarli in modo creativo. Qualche anno fa mi sono imbattuta nella tintura naturale dei tessuti: una tecnica affascinante dai risultati sorprendenti e spesso imprevedibili. Non ho resistito e ho organizzato qualche esperimento con la classe coinvolgendo la collega di arte.

Per qualche mese abbiamo collezionato in classe scarti alimentari che i ragazzi recuperavano dalle proprie cucine e portavano a scuola. In particolare abbiamo salvato bucce secche di cipolla, semi di avocado, bucce di melograno, bustine di karkadè e foglie di cavolo rosso. Materiale insolito da conservare in classe, ma la nostra collaboratrice scolastica non si stupisce più di nulla!

Per tingere i tessuti (e altri materiali come legno e carta) in modo duraturo bisognerebbe prepararli con una mordenzatura, cioè immergendoli in bagni particolari che poi garantiscono la presa del colore. Tra le tecniche di mordenzatura una in particolare aveva attirato la mia attenzione perché prevedeva l’uso del latte di soia, l’unica sostanza che mi sentivo tranquilla ad utilizzare a scuola, ma non avendo trovato una descrizione accurata del procedimento ho un po’ improvvisato.

Come prima cosa abbiamo fatto delle prove con piccole quantità: abbiamo messo un po’ di acqua in alcune beute, in ciascuna abbiamo inserito un materiale diverso, abbiamo scaldato sulla piastra per un paio d’ore e lasciato a riposare fino al giorno successivo.

Per fare le prove abbiamo sacrificato una vecchia federa di cotone bianco così da ricavare delle striscioline di tessuto. Solo alcuni campioni di tessuto sono stati preparati con il latte di soia e abbiamo predisposto anche dei cartoncini di carta fatta a mano applicando il latte con il pennello solo in alcuni punti.

L’attività è creativa, ma siamo pur sempre nel laboratorio di scienze, quindi il gruppo di controllo e l’etichettatura meticolosa di tutto il materiale sono d’obbligo! Abbiamo quindi fatto i nostri test immergendo tessuto e carta nei vari liquidi.

I colori hanno avuto una resa leggermente diversa sui due materiali, ma all’incirca abbiamo ottenuto:

  • Cipolla rossa: Beige aranciato chiaro
  • Cipolla dorata: Arancione
  • Buccia di melograno: Giallo
  • Seme di avocado: Rosa tenue
  • Karkadè: Rosa acceso
  • Cavolo rosso: Viola/Azzurro con variazioni se trattato con bicarbonato o aceto

Non si è notata alcuna differenza tra i campioni preparati con il latte di soia e gli altri, quindi abbiamo deciso di abbandonare definitivamente la fase di mordenzatura.

Per l’attività di tintura vera e propria ciascuno ha tinto una maglietta personalizzandola a piacere. Io ho preferito regalare ai ragazzi delle magliette bianche di cotone nuove ed occuparmi personalmente dei primi lavaggi preparatori perché è bene partire da tessuti che abbiano meno residui possibili di detersivi o ammorbidenti; ma voi potete chiedere di sacrificare delle magliette esistenti o di realizzare delle bandiere o stendardi partendo da pezzi di vecchie lenzuola. Inoltre, dovendo lavorare con grandi quantità di coloranti ho preferito preparare le acque tintorie con calma a casa e realizzare in classe soltanto la fase di tintura.

Ognuno ha scelto l’acqua tintoria o il mix che preferiva e ha “impacchettato” la propria maglietta realizzando delle pieghe che avrebbero potuto dare origine a dei pattern particolari fermandole con elastici. Le magliette sono state messe a bagno, leggermente riscaldate, lasciate a riposare per qualche ora ed infine stese ancora gocciolanti per permettere al colore di fare presa più a lungo possibile.

Questo il nostro coloratissimo stendino (invece l’allagamento del laboratorio ve lo lascio solo immaginare):

C’è stato qualche disguido perché buona parte di ciò che vedete rosa in realtà avrebbe dovuto essere azzurro, è stata colpa nostra perché per essere sicuri che il cavolo rosso virasse verso il blu abbiamo aggiunto una sostanza per modificare il pH, ma abbiamo messo aceto invece del bicarbonato. In ogni caso, sebbene avessimo fatto delle prove su cotone, le magliette hanno risposto in modo leggermente diverso.

Appena aperte le nostre magliette erano davvero bellissime:

Dopo qualche giorno ho portato a casa tutte le magliette per fare un veloce ciclo di risciacquo con la lavatrice senza detersivi e a freddo. Era necessario per poterle indossare, ma hanno perso davvero tantissimo colore e quelle colorate con il Karkadè lo hanno perso completamente. Così per alcune magliette abbiamo dovuto ripetere il bagno di tintura sfruttando quelle acque tintorie che avevano dato risultati migliori come il seme di avocado, la buccia di melograno e la cipolla dorata.

Abbiamo anche fatto una piacevole scoperta casuale: per stendere le magliette non avevamo mollette, quindi ci siamo arrangiati con delle graffette metalliche. Ebbene: in loro corrispondenza era rimasto un segno azzurro/verde nelle magliette trattate con acqua di cavolo rosso, quindi abbiamo sfruttato questo effetto a nostro vantaggio per tingere nuovamente quelle che avevano perso troppo colore ottenendo un risultato davvero molto particolare!

Le magliette le abbiamo indossate uno degli ultimi giorni di scuola per partecipare ad Hospital’arte una manifestazione bellissima che ogni anno si svolge sul nostro territorio. Si tratta di una mostra inclusiva organizzata nel grande e curatissimo parco che circonda il nostro ospedale. Vengono sempre invitate le scuole e gli enti sociali per esporre lavori che hanno in comune un tema diverso ogni volta; quell’anno era “natura”. Altre due classi del nostro istituto avevano lavorato con i colori naturali: una li aveva usati per dipingere su carta e un’altra aveva tinto delle matasse di lana che erano state poi usate per creare un tessuto su un piccolo telaio.

Mi piacerebbe tantissimo poter sperimentare ancora con la tintura vegetale, esistono davvero tantissime tecniche e addirittura si possono imprimere sui tessuti fiori e foglie ottenendo bellissime stampe. Io a casa ho provato con una sorta di cottura a vapore e l’effetto è bellissimo, ma non sono così brava a riconoscere le piante e non vorrei rischiare di far inalare vapori tossici in classe, per questo a scuola mi sono limitata ai vegetali commestibili. Il mio prossimo obiettivo tintorio è provare a coltivare la pianta dell’indaco e utilizzare le sue preziosissime foglie per tingere qualcosa con il meraviglioso blu-verde che si ottiene.

Se ho acceso una scintilla di curiosità consiglio di sperimentare con il nocciolo dell’avocado e la buccia di cipolla dorata, danno molte soddisfazioni anche senza mordenzatura, per eventuali approfondimenti lascio un paio di link da cui cominciare:

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