Valutare è uno degli aspetti più difficili del lavoro dell’insegnante. Mi sono sempre riconosciuta questa fatica e durante le mie esplorazioni difficilmente ho trovato risposte soddisfacenti ai miei dubbi.
La verifica scalare è uno strumento valutativo che da qualche anno tendo a riproporre sempre con maggiore convinzione. Mi pare che renda più semplice e trasparente la valutazione, ma soprattutto che le restituisca senso legandola strettamente al percorso di apprendimento e alla riflessione di ciascuno sui propri processi, limiti e potenzialità.
Queste verifiche si costruiscono all’inizio dell’unità di apprendimento perché ci aiutano a progettarla più efficacemente avendo ben chiaro il traguardo. Per farlo è necessario mettere a fuoco sin da subito quale sarà il nucleo fondante dell’argomento, le cose davvero fondamentali che tutti dovranno sapere o saper fare. Meglio riflettere bene, se questi obiettivi non saranno raggiunti, la verifica sarà valutata con un’insufficienza. Nessun ripensamento dell’ultimo minuto.
Ragazze e ragazzi che hanno meno confidenza con la nostra materia saranno rassicurati dal sapere sin da subito cosa ci si aspetta da loro e, una volta sicuri delle basi, saranno più invogliati a tentare qualche passettino fuori dalla zona di comfort. Sistemata la sufficienza, dovremo aver chiaro anche quale sarà il livello massimo, è importante che sia sfidante e non banale. Tutto ciò che sta nel mezzo servirà a raggiungere i voti intermedi.
Durante la correzione non sto a togliere mezzi punti o quarti di punti per ogni errore. Se in un esercizio giusto c’è una svista non importa; se il processo è corretto, ma c’è qualche errore di calcolo, considero mezzo voto; se ci sono errori nei processi lo considero sbagliato, con buona pace di tutti, anche se di mezzo c’è qualche dettaglio corretto.
Durante il lavoro in classe è importante prevedere momenti in cui ciascuno lavora assecondando le proprie necessità e potenzialità; una volta gettate le basi ci sarà qualcuno che preferisce continuare a consolidarle e qualcuno che se la sente di utilizzarle per continuare la sfida.
Allego qui un paio di esempi di verifiche che ho utilizzato quest’anno (ho solo sostituito i numeri con delle anonime x).
Questa prima verifica è sul calcolo della lunghezza della circonferenza e dell’area del cerchio. In questo caso la sufficienza si raggiunge con le prime due tabelle cioè sapendo le formule e sapendole applicare in contesti semplici e noti. (In genere gli alunni e le alunne con DSA hanno a disposizione il formulario, per loro l’obiettivo diventa saper ricercare le formule, ma devono comunque saperle applicare)
Ciascuno degli esercizi successivi aumenta la valutazione di un voto, sono proposti problemi con figure composte e il calcolo di lunghezze di archi e aree di settori circolari.
Questa seconda verifica è sul calcolo con le frazioni. Anche qui è ben riconoscibile la prima parte che corrisponde alla sufficienza, la richiesta è di saper eseguire semplici operazioni. Per ciascuna espressione si aumenta di un voto con ordine crescente di difficoltà. (Ragazzi e ragazze con DSA svolgono la stessa verifica dei compagni, ma con i supporto dei loro strumenti compensativi, se sono particolarmente in difficoltà eseguo io in anticipo la prima richiesta di ogni tipo, così ottengo il doppio effetto di accorciare la verifica e fornire un esempio).
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Grazie! Insegno inglese e sto correggendo ora verifiche. Applico i tuoi criteri, sebbene debba essere più rigida sui ripensamenti a volte. Tuttavia,spesso non arrivano alla sufficienza i ragazzi,oltre al poco studio da parte loro,devo io imparare a calibrare il punteggio dei singoli esercizi. Ciao e grazie della riflessione condivisa.