Per la serie “l’ispirazione quando arriva, arriva” questa volta è arrivata al supermercato, precisamente davanti ad uno scatolone zeppo di bulbi primaverili.

L’idea è di sfruttare i bulbi per la primissima unità di apprendimento di scienze così da introdurre i vegetali, ma soprattutto il metodo scientifico.

Alla prima lezione un breve brainstorming sul metodo scientifico: ragazze e ragazzi naturalmente ne avevano già sentito parlare e velocemente sono emerse le classiche fasi che stanno scritte in tutti i sussidiari:

  • Si osserva un fenomeno
  • Si fanno delle ipotesi
  • Si fanno gli esperimenti
  • Se funziona, bene!
  • Altrimenti si rifà da capo

Come primo approccio va bene, quindi cominciamo con i primi due punti: osserviamo un oggetto misterioso e facciamo delle ipotesi su cosa può essere.

Ragazze e ragazzi hanno ricevuto un bulbo ciascuno e hanno annotato sul quaderno le proprie osservazioni. Già a qualcuno veniva spontaneo prendere delle misure con il righello, quindi il discorso si prestava ad essere ampliato sulla necessità di fare osservazioni oggettive e avere un sistema di misurazione condiviso.

La classe ha velocemente individuato che si trattava di qualcosa proveniente dal regno vegetale, ma le ipotesi passavano dal frutto, al bulbo passando da semi e bacche.

Compito per casa raccontare a qualcuno le proprie osservazioni per raccogliere eventuali altre ipotesi o suggerimenti di esperti: la volta successiva il campo si era ristretto attorno alla categoria “bulbi” così abbiamo osservato la confezione annotando sul quaderno la specie “Crocus vernus”.

Non c’erano altre indicazioni scritte, solo questi simboli:

Ho fotocopiato la confezione e chiesto di analizzarli a coppie per interpretare il loro significato, poi abbiamo confrontato le varie idee tutti insieme. E’ stato davvero sorprendente notare quante suggestioni diverse avessero dato questi semplici simboli, ognuno pensava che la propria fosse l’unica interpretazione possibile, eppure sentendo i compagni riteneva plausibili anche tutte le altre.

Ad esempio il primo simbolo è stato letto in questi modi:

  • Il bulbo deve essere immerso in acqua fino ai suoi 7/8 (frazione)
  • Bisogna bagnare i fiori ogni 7 o 8 giorni
  • Fioriranno solo 7/8 bulbi tra i 12 della confezione
  • Il diametro dei bulbi è 7/8 cm (o forse mm)
  • La circonferenza dei bulbi è di 7/8 cm

Ci siamo confrontati sul fatto che la forma poteva sembrare una goccia d’acqua, ma sulla confezione era colorata di marrone, quindi si trattava di un bulbo; inoltre il diametro dei nostri era evidentemente più piccolo di 7 cm, ma più grande di 8 mm. Abbiamo avvolto una strisciolina di carta attorno e abbiamo verificato che effettivamente la circonferenza era tra i 7 e gli 8 cm.

L’ultimo simbolo ci ha regalato il momento il più sorprendente, le ipotesi della classe erano:

  • I fiori avranno 2 o 3 petali
  • I fiori saranno larghi 2 o 3 cm
  • Il fiore vivrà per 2 o 3 mesi
  • Il fiore impiegherà 2 o 3 giorni per sbocciare
  • Bisogna bagnare i fiori ogni 2 o 3 giorni

Nessuno aveva intuito che la pianta sarebbe fiorita tra febbraio e marzo. Ragazze e ragazzi erano quasi attoniti, non pensavano possibile che dei fiori sbocciassero quando da noi è ancora sostanzialmente inverno.

L’ho trovato un momento di scambio davvero prezioso per capire il valore della comunità scientifica: non si lavora mai da soli, si potrebbero prendere delle cantonate! Invece il confronto con una comunità di pari è fondamentale e questo mi ha permesso di spiegare anche l’importanza della peer-review e la totale mancanza di attendibilità di pubblicazioni apparentemente scientifiche, ma non sottoposte a questo passaggio.

Ora comincia la sfida vera e propria: ipotizzare quali siano i fattori che favoriscono la fioritura di queste particolari piante e cercare di riprodurli artificialmente in modo da forzare la loro fioritura prima delle vacanze invernali.

I prossimi passaggi mi permetteranno dunque di far notare l’importanza del gruppo di controllo, di etichettare sempre tutto il materiale, di scrivere dei protocolli chiari e di tenere una traccia ordinata delle osservazioni. Non ultimo con questa esperienza toccheremo con mano la necessità di portare pazienza e probabilmente la frustrazione di un esperimento non riuscito, tutte cose che fanno parte della vita quotidiana di donne e uomini di scienza.

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